sabato 7 gennaio 2017

DOVE SI PUÒ ANDARE A FARE TEATRO?

Nel cercare un senso ed un significato del teatro vissuto come veicolo, come esperienza nella vita di ciascuno, condivido con voi le parole di Fabrizio Cruciani sulla vita di Jacque Copeau.

"Dove si può andare a fare teatro?" chiese quel giovane gruppo fiammingo che faceva teatro per strada.
"Avete ragione" dice Copeau, "si può fare teatro ovunque, purchè si trovi il luogo dove viene rispettata la condizione essenziale per il teatro: deve esserci qualcuno che ha individuato qualcosa da dire e deve esserci qualcun altro che ha il bisogno di starlo a sentire.
Lì si può far teatro, dovunque sia, perfino nei teatri"
Quello che Copeau cerca è una situazione di relazione. Devono esserci dei vuoti. Non nasce teatro dove la vita è piena, dove si è soddisfatti. Il teatro nasce dove ci sono delle ferite, dei vuoti, delle differenze. E' lì che qualcuno sente il bisogno di ascoltare qualcosa che qualcun altro ha da dire a lui.
E' questo il luogo che Copeau cercò di creare.
E sa bene che la società contemporanea è sempre il luogo dei vuoti. Ma nella società contemporanea l'uomo vuoto ha dei bisogni e non lo sa.
Nella società frantumata e dispersa, dove la gente è priva di ideologie, dove non ha più valori in cui credere, sottomessa alle abitudini della vita quotidiana, sommersa di risposte prima ancora di avere domande; è in questa società che il teatro ha la funzione di creare le condizioni in cui ciascun individuo riconosca di avere dei bisogni a cui gli spettacoli posso dare delle risposte.
Copeau non ci riesce.
La grande vittoria di Copeau è quella di aver vissuto fino in fondo tutte le sue sconfitte.
Poteva essere un grande scrittore. E non lo è stato.
Poteva essere un grande intellettuale. E non lo è stato
Poteva essere il regista autorevole e ammirato. E ha rifiutato di esserlo
Poteva essere il padre fondatore della nuova corrente teatrale che faceva teatro nei paesi e nelle campagne. E ha rifiutato di esserlo.
Questa volontà di sconfitta è in fondo l'unica grande vittoria di Jacque Copeau.
Se dovessimo trarre un insegnamento oggi, o meglio se guardassimo tra i grandi uomini di teatro quale insegnamento hanno tratto dalla vicenda di Copeau ne riconosciamo sicuramente uno:
l'uomo di teatro ha il dovere di non essere prevedibile; ha il dovere di essere qualcosa di diverso da ciò che gli altri si aspettano.
E non è solo la legge dell'attore in scena; ma è l'insegnamento che Copeau dà all'esistenza stessa del teatro.
Per questo motivo ogni teatro è pedagogia, e perciò c'è il bisogno di trovare un modo per fare pedagogia: nel teatro e per mezzo del teatro"

La storia di Copeau è la storia di un'utopia. Vissuta pienamente senza risparmiarsi. 
Ognuno di noi ha prima o poi l'occasione per incamminarsi verso la propria utopia, fondandola sui passi precisi e solidi della strada che nel tempo si costruisce. Mi chiedo quando noi adulti suggeriamo, se non addirittura imponiamo,  ai bambini e agli adolescenti di abbandonare quella strada. Lo facciamo in buona fede, con l'obiettivo di proteggerli. Qui non si tratta di obiettivi, di lotte, sacrifici o conflitti. Un utopia è un cammino fatto di ascolto, di incontri di apertura e di accoglienza. Il teatro racchiude tutto ciò, includendo le persone. Tutto ciò che invece è spettacolo le esclude. 

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