sabato 28 gennaio 2017

9841/RUKELI - QUANDO LA STORIA NON È SOLO UN FATTO. (Ovvero la pedagogia teatrale nella performance)

Che ci si creda o meno, il teatro ha un potere pedagogico senza pari. Esso è in grado di raggiungere gli individui secondo percorsi inimmaginabili, quasi sempre senza che loro se ne rendano conto. Proprio per questo ogni tragitto di un teatro "narrante" ha la sua dignità, poiché dietro di esso c'è un'intenzione in chi racconta, un motivo per cui egli desidera farsi ascoltare. E tra queste innumerevoli intenzioni, non credo in quella secondo la quale il teatro debba dare delle risposte (presunzione da cui è bene stare lontani), bensì in quella di donare delle domande. Poiché è nel dubbio che nasce la curiosità, che si mette in moto il cervello, allontanandosi dalla "pancia", la grande nebbia dei ragionamenti. 
Ieri sera al teatro Momo di Mestre per la Giornata della Memoria, la performance di 9841/Rukeli di Gianmarco Busetto, da lui diretto in coppia con Enrico Tavella, prodotto da Farmacia Zoo:È, è stata prima di tutto un esempio illuminante di pedagogia. Davanti agli occhi una storia, raccontata con sapienti tecniche narrative, di testo, di luci e di suoni. Dietro, invece, in profondità, l'occasione per lo spettatore di far crescere dentro se stesso domande coinvolgenti la natura umana, guardandosi nello specchio della diversità di tale natura. Si, perché per quanto grande e frantumata sia stata la vita di questo pugile Sinti di Hannover, nelle delirio collettivo di un nazismo che ancora oggi resta un fenomeno sociale più che militare o politico, essa diventa, in un venerdì di un tecnologico 2017, la storia di ognuno di noi. Piccola, fatta di slanci e miserie subite, di provocazioni, dolore, angosce, amore e morte. Sarà per la scelta di dare del "tu" allo spettatore o per l'umanità di certi slanci vocali, ma con Rukeli nascono domande da cui ciascuno può mettersi a cercare se stesso: fino a che punto accettiamo di arrenderci, o a favore di cosa decidiamo di lottare anche a costo della morte?  Quanto la paura di essere ciò che non ci aspettavamo di diventare ci imprigiona impedendoci di scoprire la nostra natura, o di fare ciò per cui siamo chiamati? Siamo davvero pronti ad accogliere le differenze, scoprendone le novità senza timore di vedere travolti le certezze che ci siamo costruiti? Riuscirà l'umanità ad avere un potere politico che parli alla testa delle persone e non alla pancia? Sono certo che queste siano solo una parte degli interrogativi che Rukeli e quel periodo storico ci lasciano. A ciascuno la libertà di chiedersi molto altro e l'invito a guardare teatro non solo per intrattenersi ma per guardarsi, cercarsi dentro, soprattutto attraverso le storie altrui. La performance 9841/Rukeli è un insieme di domande da scoprire, per scavare dentro di noi, pescando nel buio della storia e per certi versi nello schifo che troppo spesso l'uomo è in grado di esprimere, con la forza o con l'indifferenza. Il teatro qui raggiunge il suo scopo. Non c'è dubbio. L'individuo per più di un ora è davanti a se stesso. Andate a vedervi.

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